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Miracolo di San Giorgio e il drago

A Novgorod, come nelle altre regioni periferiche del mondo bizantino, molti soggetti cristiani non venivano trattati semplicemente come illustrazioni di questo o quell’episodio della vita di un santo, ma come scene simboliche che svelavano l’incontro tra il principio cristiano portatore della grazia e il mondo delle tenebre. San Giorgio viene spesso raffigurato non come grande martire che subisce la passione ad imitazione di Cristo, ma come vincitore di un drago mostruoso. La composizione è estremamente sintetica: sono evidenziate le due diagonali (la lancia di San Giorgio e la sagoma del cavallo), i contorni e gli accostamenti cromatici sono semplificati, vengono sottolineati l’energico moto del cavaliere e l’imponderabilità, la lievità della sua figura, sostenuta da una forza invisibile. Il forte, abbagliante contrasto tra bianco e rosso viene addolcito da sfumature azzurre e giallo-verdi. Il manto rosso  del santo, grazie al disegno delle pieghe, sembra palpitare nel turbine di vento scatenato dalla Destra divina nei cieli. La composizione rappresenta la formula ideale della vittoria, del superamento, del trionfo sulle forze del male.

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Santa Matilde Regina di Sassonia

Ecco una regina che si distinse per la straordinaria sollecitudine verso i poveri e i malati, nonché per l’intensa vita di preghiera. Nata nell’anno 895, fu educata dalla nonna, anch’essa di nome Matilde, che era badessa del monastero di Herford.

Infatti lei non faceva vita di corte, ma andava in cerca dei bisognosi; questo è un dato sottolineato concordemente dalla iconografia che la riguarda: Matilde, infatti, è raffigurata con una lunga veste, il mantello sulle spalle e la corona sul capo, tenendo in mano una borsa con denaro o con medicine, mentre visita le case dei poveri e sosta accanto al letto degli infermi.

Matilde vive gli ultimi anni come fosse una monaca, sempre generosa e caritatevole verso tutti e completamente estranea alla mondanità e alle prerogative del suo rango. Quando muore, nel monastero di Quedlinburg dove si era da poco trasferita, in molti la chiamano già “la santa regina”.

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San Nicola

San Nicola è tra i santi più amati e venerati in Russia.

Secondo la tradizione nacque a Patara nel 280 circa.

Eletto vescovo di Myra, in Licia, morì nel 342. Nel 1087 le sue spoglie furono trasportate a Bari, dove si trovano attualmente.


San Nicola è venerato come grande vescovo e difensore della fede cristiana, come combattente contro tutti i nemici della fede, “baluardo invalicabile” “rocca fortificata, pilastro”.

L’aspetto esteriore di San Nicola rispecchia il suo coraggio e la sua fermezza. Il contorno rotondo della testa, i larghi zigomi, le gote scavate, le labbra fortemente serrate con cui viene raffigurato San Nicola si incontrano non solo in Russia, ma anche a Cipro, in Puglia, in Calabria.


San Nicola per la spiritualità rappresenta l’ ”alter  Christus”, il santo che  ripercorre sulle orme del Salvatore la terra russa per recare consolazione e salvezza a quanti lo invocano: nella sua fisionomia si ravvisano i tratti propri del santo, che nel suo amore a Cristo si fa prepodobnyj (cioè molto somigliante) all’immagine che Dio ha di lui.


E’ proprio a partire dalla fiamma della carità in nome di Cristo che nasce l’altra virtù per cui l’Oriente venera San Nicola, e cioè lo zelo nella difesa della vera fede.

San Martino

Sabaria (ora Szombathely, Ungheria), 316-317 – Candes (Indre-et-Loire, Francia), 8 novembre 397. Quattromila chiese dedicate a lui in Francia,  il suo nome dato a migliaia di paesi e villaggi; come anche in Italia, in altre parti d’Europa e nelle Americhe.Suo padre, che era un importante ufficiale dell’esercito Romano, gli diede il nome di Martino in onore di Marte, il dio della guerra.  Con la famiglia si spostò a Pavia e, quindicenne, in quanto figlio di un ufficiale, dovette entrare anch’egli nell’esercito. Venne mandato in Gallia.
Memoria di san Martino, vescovo, nel giorno della sua deposizione: nato da genitori pagani in Pannonia, nel territorio dell’odierna Ungheria, e chiamato al servizio militare in Francia, quando era ancora catecumeno coprì con il suo mantello Cristo stesso celato nelle sembianze di un povero. Ricevuto il battesimo, lasciò le armi e condusse presso Ligugé vita monastica in un cenobio da lui stesso fondato, sotto la guida di sant’Ilario di Poitiers. Ordinato infine sacerdote ed eletto vescovo di Tours, manifestò in sé il modello del buon pastore, fondando altri monasteri e parrocchie nei villaggi, istruendo e riconciliando il clero ed evangelizzando i contadini, finché a Candes fece ritorno al Signore.

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Santa Cecilia

Cecilia appartenne ad una delle più illustri famiglie di Roma e nel secolo III fu una delle più grandi benefattrici della Chiesa, per la sua generosità e per il dono che alla Chiesa fece del suo palazzo in Trastevere. Meritò certamente per questo di essere sepolta con onore nel cimitero di san Callisto presso la cripta destinata alla sepoltura dei Papi. Ma ciò che maggiormente contribuì a farla amare dappertutto è il fatto che sul suo ricordo è nato un grazioso racconto, che ha ispirato pittori, musici, poeti e la stessa Liturgia.
Cecilia sarebbe stata costretta a sposare un giovane pagano: Valeriano. Durante il festino nuziale, rallegrata dalle melodie della musica, Cecilia nel suo cuore si univa agli Angeli per cantare le lodi di Dio, al quale si era consacrata. Condannata ad essere bruciata nelle terme del suo palazzo, il fuoco non la toccò e, inviato un carnefice, perché le troncasse la testa, tentò tre volte, facendole tre gravi ferite al collo, ma la lasciò ancora semiviva e l'agonia durò quattro giorni. Fu deposta nella tomba vestita della veste di broccato d'oro, che indossava nel giorno del martirio, il suo palazzo fu trasformato in basilica.

Santa Chiara

Ha appena dodici anni Chiara, nata nel 1194 dalla nobile e ricca famiglia degli Offreducci, quando Francesco d'Assisi compie il gesto di spogliarsi di tutti i vestiti per restituirli al padre Bernardone. Conquistata dall'esempio di Francesco, la giovane Chiara sette anni dopo fugge da casa per raggiungerlo alla Porziuncola. Il santo le taglia i capelli e le fa indossare il saio francescano, per poi condurla al monastero benedettino di S.Paolo, a Bastia Umbra, dove il padre tenta invano di persuaderla a ritornare a casa. Si rifugia allora nella Chiesa di San Damiano, in cui fonda l'Ordine femminile delle «povere recluse» (chiamate in seguito Clarisse) di cui è nominata badessa e dove Francesco detta una prima Regola. Chiara scrive successivamente la Regola definitiva chiedendo ed ottenendo da Gregorio IX il «privilegio della povertà». Chiara si distinse per il culto verso l'Eucarestia. Per due volte Assisi venne minacciata dall'esercito dell'imperatore Federico II che contava, tra i suoi soldati, anche saraceni. Chiara, in quel tempo malata, fu portata alle mura della città con in mano la pisside contenente il Santissimo Sacramento: i suoi biografi raccontano che l'esercito, a quella vista, si dette alla fuga. Questo avvenimento viene ricordato e festeggiato solennemente ogni anno ad Assisi con la "festa del voto" delle clarisse, il 22 giugno.


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Santa Caterina d'Alessandria

 Caterina, donna molto bella, erudita in tutte le arti e le scienze, era figlia di un re, Costo. Fu convertita da un eremita al cristianesimo e in una visione ricevette da Cristo l’anello del matrimonio mistico con lui. Rifiutò quindi qualsiasi altro pretendente. A 18 anni cercò di convertire con argomentazioni filosofiche l’imperatore Massenzio, che voleva sedurla. Non riuscendo a ribattere nulla, l’imperatore fece venire un gruppo di filosofi. Caterina però convinse tutti della verità del cristianesimo. Massenzio allora uccise i filosofi e la gettò in prigione condannandola a essere martirizzata con quattro ruote provviste di punte. Ma la santa si salvò grazie all’intervento di un angelo che spezzò lo strumento di supplizio. L’imperatre allora la fece decapitare. Gli angeli portarono miracolosamente il suo corpo da Alessandria fino al Sinai, dove ancora oggi l’altura vicina a Gebel Musa (Montagna di Mosè) si chiama Gebel Katherin: questo avviene il 24-25 novembre 305).                                                 Suoi tipici attributi sono la ruota chiodata, gli abiti regali e la corona in riferimento al suo sangue reale, la palma del martirio, la spada, l’anello e il libro, emblema di sapienza. Come patrona degli eruditi e degli studenti è raffigurata circondata dai simboli della cultura, libri aperti, strumenti matematici, globi terrestri. È frequente la raffigurazione del suo matrimonio mistico con Cristo.

San Cristoforo

La leggenda occidentale fu diffusa da Jacopo da Varagine (XIII sec.). Cristoforo era un gigante, di nome Reprobo, che si era proposto di servire il signore più potente; dopo essere stato al servizio di un re, di un imperatore e del demonio, seppe da quest’ultimo che il signore più potente è Cristo, Allora andò da un santo eremita e si fece istruire nella dottrina cristiana e, consigliato da lui, prese dimora vicino ad un fiume, dove traghettava i pellegrini, pensando di fare opera gradita a Dio. Una notte fu svegliato da un fanciullo che gli chiese di essere traghettato; ma più avanzava nelle acque, più il carico diveniva pesante ed il fiume impetuoso, tanto che il gigante temette di essere travolto, Quando finalmente arrivò sull’altra sponda, il fanciullo gli rivelò d’essere Gesù e, come prova, fece germogliare il bastone al quale Cristoforo si appoggiava durante il suo duro lavoro, Cristoforo allora si fece battezzare ed andò a predicare in Licia, dove subì il martirio.

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San Ettore

San Ettore si pensa che possa essere stato perseguitato e giustiziato ai tempi dell’imperatore romano Gaio Aurelio Valerio Diocleziano per essersi convertito alla religione cristiano-cattolica. Questo imperatore, protagonista di molte opere grandiose durante il suo mandato, è considerato uno dei più crudeli della storia: nel periodo compreso tra l’anno 299 e 305, infatti, diede l’ordine affinché si realizzasse la più grande persecuzione di cristiani della storia dell’Impero romano. Pertanto è molto probabile che sant’Ettore sia divenuto martire in quegli anni prima di cadere nell’anonimato e successivamente essere commemorato come santo dalla Chiesa Cattolica. Le probabilità che fosse di origini greca sono molto elevate: il nome d’altronde deriva dal greco Héktor, poi tradotto in latino come Hector, parola che significa colui che tiene saldo, colui che trattiene fortemente, tenace, sostenitore, reggitore del popolo. La sua estesa diffusione nel nord della penisola italiana, più che in onore al santo al quale si sta facendo riferimento, deriva dall’eroe omerico Ettore, figlio del re di Troia Priamo, ucciso da Achille durante la famosa guerra narrata da Omero nell’Iliade. Questo santo in alcune regioni è festeggiato anche il giorno dell’antivigilia di Natale, il 23 di dicembre, e il suo simbolo di riferimento è la palma. Il nome si è diffuso in Italia a partire dal XVI° secolo quando il condottiero italiano Ettore Fieramosca guidò tredici cavalieri alla vittoria contro altrettanti cavalieri francesi comandati da Charles de Torgues.

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Santa MARIA MADDALENA


Apostola degli Apostoli

Maria Maddalena, venuta al sepolcro, e non trovandovi il corpo del Signore, pensò che fosse stato portato via e riferì la cosa ai discepoli. Essi vennero a vedere, e si persuasero che le cose stavano proprio come la donna aveva detto. Di loro si afferma subito: «I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa»; poi si soggiunse: «Maria invece stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva» (Gv 20, 10-11).
Tenerissimo rimane nei secoli il quesito di Maria di Magdala, che spaurita dinanzi al sepolcro vuoto geme addolorata: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». E, detto questo, poco dopo si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi, alle sue spalle; ma la sua ragione non sapeva che era Gesù; fu però quella stessa ragione che la portò sùbito a compiere il salto della fede dinanzi al celeste corpo di luce del Risorto, che ella riconobbe dalla sua voce che pronunciò il suo nome: Maria …
Maria di Màgdala è donna che cerca l’amato del suo cuore, ed a lei la Chiesa rivolge le parole del Libro del Cantico dei Cantici nel quale è rivelato l’amore di Dio per l’uomo e dell’uomo per il suo Dio: «… ho cercato l’amore dell’anima mia […] trovai l’amore dell’anima mia».

San Giulio d'Orta



Un antico manoscritto del VI secolo narra la vita di San Giulio e del di lui fratello San Giuliano, diacono. Profughi entrambi dalla città greca di Egina, da cui erano originari, a seguito delle persecuzioni trovarono rifugio alla corte dell’imperatore Teodosio, presso il quale fecero voto di evangelizzare le genti e di costruire cento nuove chiese. Dopo lunghi viaggi di apostolato, nel 390 giunsero nel novarese e a Gozzano iniziarono la costruzione della novantanovesima chiesa, spingendosi poi fino alle sponde del lago d’Orta, il Cusio dei Romani. Alla vista della superba bellezza dell’isola, Giulio decise di terminare lì la propria opera costruendovi una basilica dedicata ai dodici apostoli. A quel punto chiese ai barcaioli aiuto per raggiungere l’isola ma questi si rifiutarono terrorizzati di mettere piede su quella terra deserta infestata da rettili mostruosi. Giulio non perse le speranze, pregò Dio di rendere solido e impermeabile il suo mantello, e così traghettò verso l’isola. Una volta lì trovò centinaia di serpenti e draghi che scacciò con un colpo di bastone verso il monte Camosino. Dalla riva di fronte i contadini avevano osservato gli incredibili prodigi: il mantello trasformato in barca e la cacciata dei mostri. Si affrettarono a raggiungere Giulio sull’isola, non c’era più nulla da temere, lo pregarono di convertirli e insieme costruirono l’ultima chiesa. L’isola prese il nome del sacerdote e proprio lì lui giace, sotto la vertebra di un drago appesa al soffitto a ricordare a tutti il suo coraggio e la sua fede.


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San Giacomo Maggiore

S. Giacomo il Maggiore fu uno dei dodici Apostoli. Perchè i Samaritani non avevano voluto ricevere i discepoli mandati da Gesù, Giacomo, col fratello Giovanni, si accostò al Divino Maestro e gli disse: « Signore, vuoi che diciamo al fuoco di discendere dal cielo a consumarli? ».
Ma Gesù benignamente rispose: « Non sapete di che spirito siete. Il Figlio dell'uomo non è venuto a perder le anime, ma a salvarle ». E S. Giacomo mostrò poi d'aver fatto frutto dell'eloquente lezione.
Nacque in Galilea circa dodici anni prima di Gesù. Era fratello di S. Giovanni, figlio di Zebedeo pescatore in Betsaida, sul lago di Tiberiade e di Salome, discepola di Gesù. L'appellativo « maggiore » gli venne dal fatto che la sua chiamata fu antecedente a quella dell'altro S. Giacomo, figlio di Alfeo, che fu detto perciò « minore ».
Chiamato all'apostolato da Gesù stesso, lo segui generosamente, abbandonando le reti e la barca del padre. Questa generosità gli fruttò una speciale benevolenza da parte del Divin Maestro sì da aver parte alle più intime confidenze di Lui: assistette con S. Pietro e S. Giovanni alla risurrezione della figlia di Giàiro, alla sua Trasfigurazione, partecipando pure molto da vicino all'agonia di Gesù nell'orto del Getsemani.
Essendo anch'egli uomo soggetto alle miserie, con S. Giovanni, come narra il Vangelo, consigliò sua madre Salome di domandare a Gesù che essi potessero entrare nel suo regno, e sedere alla destra e alla sinistra di Lui. Ed il Divin Maestro volto a loro disse: « Potete voi bere il calice che sto per bere, ed essere battezzati col battesimo col quale io sarò battezzato? ».
« Si, lo possiamo », risposero in fretta i due Apostoli. Ma Gesù replicò che in effetto essi avrebbero bevuto il suo calice, ma quanto all'essere collocati nei primi posti nel regno dei cieli era cosa spettante al Padre suo.
Disceso lo Spirito Santo nella Pentecoste, S. Giacomo fu uno dei più zelanti predicatori del Vangelo. tanto da spingersi fino in Spagna. Quivi lasciò un'impronta tale che molti secoli dopo, quando i Mori invasero quella terra mettendola a ferro e a fuoco, S. Giacomo era universalmente invocato e più di una volta fu veduto un guerriero celeste su di un cavallo bianco che faceva terribile strage degli infedeli.
Dalla Spagna tornato in Gerusalemme verso il 43, per ordine del re Erode Agrippa che voleva rendersi grato ai Giudei, fu fatto incarcerare e poi decapitare.
L'eroica confessione della sua fede convertì il soldato che l'aveva condotto ai giudici, il quale perciò ebbe anch'egli la grazia di morire martire. Il suo corpo, mèta di continui pellegrinaggi, riposa nella basilica di Compostela in Spagna.

San Francesco

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San Francesco d’Assisi fu il predicatore e mistico italiano che visse tra il XII e il XIII secolo e fondò l’ordine francescano. Ancora oggi l’ordine da lui fondato si basa sulle stesse ragioni di vita e sugli stessi ritmi da lui iniziati.

Francesco rappresenta un punto di rottura col modello tradizionale del santo e perfino del devoto.

Egli è un santo gioioso, che raccomanda la gioia ai compagni, che ama la povertà, mai disgiunta dalla letizia.

Francesco è ben lontano da quei volti tristi e seri esaltati dalla spiritualità monastica tradizionale secondo la quale il monaco è “colui che piange”: il monaco piange, ma il frate ride.

Metà religioso, metà laico, nelle città in pieno sviluppo, sulle strade e nel ritiro solitario, nella fioritura della civiltà cortese che s’intreccia con una nuova pratica della povertà, dell’umiltà e della parola, ai margini della Chiesa ma senza cadere nell’eresia, ribelle senza nichilismo, attivo nella regione più in fermento della cristianità, l’Italia centrale, tra Roma e la solitudine della Verna, Francesco ha giocato un ruolo decisivo nello sviluppo dei nuovi ordini mendicanti, diffondendo un apostolato per la nuova società cristiana.


Si certifica che questa icona  è stata scritta su tavola di      tiglio con tecnica di tempera all’uovo miscelando minerali e  terre naturali com’era in uso già nel  Medioevo.

 L’oro, rappresentando la Luce Divina, è rigorosamente

-autentico



Modello di un nuovo tipo di santità così centrata sulla figura di Cristo da identificarvisi al punto da essere il primo uomo a ricevere le stimmate.

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