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Madre di Dio di Kerson

L’icona della Madre di Dio intende esprimere il mistero della Divina Maternità, che si manifesta nello sguardo doloroso e lieto rivolto al Figlio e al tempo stesso ad ogni uomo.
L’icona della Madre esprime inoltre il Mistero dell’incarnazione: la Madonna è, infatti, la nuova Eva, la Chiesa stessa, la creatura divinizzata, che realizza compiutamente in sé la somiglianza divina, secondo il detto dei Padri:” Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventasse Dio”.
Quest’immagine, caratterizzata dall’intensità del legame tra Vergine e il Bambino, è tutta giocata sull’espressione dei volti intenti in muto ed eloquace colloquio; la Madre di Dio Korsunskaja rientra nel tipo canonico della “Tenerezza”, in cui Cristo, con il suo gesto d’affetto verso la Madre, le svela il Mistero della passione, morte e resurrezione.

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Maestro delle Madonne del Latte - 1395

(Attivo tra il 1380 e il 1395)

Madonna col Bambino, c. 1395

Tempera all’uovo  e oro su tavola



Coperta da un ampio mantello color arancio con risvolto verde e bordo decorato in oro, la Vergine sostiene dolcemente a sé il Bambino. Questi avvicina la bocca al seno della madre, mentre stringe con la mano destra un cardellino, pronto da parte sua ad aprire le ali e tentare di sfuggire alla presa.


In questa preziosa tavola, informata ancora di umori giotteschi ma al contempo aperta verso le suggestioni lineari del Gotico Internazionale, si fondono dunque il tema iconografico della Madonna del latte con quello, assai meno consueto a queste date, del cardellino quale simbolo della Passione di Cristo: è nota le leggenda medievale per cui un fringuello, un pettirosso e un cardellino per dar sollievo al Salvatore, avrebbero tentato di sollevare col becco la corona di spine dal suo capo e dalle ferite riportate il loro petto si sarebbe tinto di rosso.

L’immagine del Bambino, che stringe dunque la premonizione di quello che sarà il suo futuro, è allusiva al mistero dell’umanità del Redentore, quasi che con la mano afferrasse la sua sfuggente e ineffabile natura e la porgesse all’osservatore, accompagnandola con uno sguardo denso di empatia e trasporto sentimentale.

Madre di Dio dell'uva- febbraio 2017 - 1

Madre di Dio dell'uva

Un soggetto iconografico insolito, ma estremamente biblico. Il grappolo d'uva fu il segno che i primi esploratori portarono al popolo entrando nella Terra Promessa. Così l'uva nella bibbia (e poi nell'arte) è diventata progressivamente segno del Messia e di coloro che lo riconoscono e lo seguono.

La Vergine Maria è la vite feconda per eccellenza, la Sposa che ha introdotto il Re dei Re nelle stanze del mondo. Questo è il tema sviluppato dal raro soggetto iconografico della Madre di Dio dell’uva. Il grappolo d'uva tenuto tra le mani e del Figlio e della Madre rappresenta già simbolicamente quel corpo che sarà spremuto sotto il torchio della croce

Quel grappolo tuttavia, possiede un altro significato, lo stesso indicato da Gesù ai suoi, nell'ora della passione: «Io sono la vite e voi i tralci, chi rimane in me porta molto frutto».

Quel grappolo, dunque, siamo noi, legati indissolubilmente, per la fedeltà dei tralci, alla vite che è Cristo, mediante la linfa vitale che dalla vite passa nelle membra dei suoi fino a raggiungere l'ultimo chicco.

Quel vino che nella mensa eucaristica diventa il sangue del Redentore è frutto, come narra un antico testo cristiano, la Didaché, di tanti acini raccolti per ogni dove e spremuti nel torchio della prova.

Un vino, un sangue dell'uva, come si dice in ebraico, che racconta l'unità della Chiesa sigillata in un patto di alleanza fondato sulla carità di Cristo.

Affidarsi alla custodia di quel Bimbo e della sua Vergine Madre, come il grappolo che insieme tengono fra le mani, aiuta a superare le tempeste della vita e a raggiungere la salvezza finale.

 Aiuta soprattutto a portare nel mondo un frutto duraturo di grazia e di comunione.

Madre di Dio Odighitra(Aristerokratusa)

Madre di Dio Odighitria

Il nome Odighitria viene dal greco odigos e significa “colei che indica la via”; ci sono varie ipotesi sull’origine di questo nome, l’interpretazione più è quella della Madre di Dio che indica con la destra il Figlio, Via di salvezza.
La prima Odighitria, secondo la leggenda, è una delle tre icone dipinte dall’evangelista Luca quando la vergine era ancora in vita.
L’immagine dell’Odighitria rappresenta la Madre di Dio in posizione frontale, con gli occhi fissi sull’osservatore, che indica con la mano destra il Bambino seduto sul suo braccio sinistro (Nella maggior parte dei casi Maria sostiene il Bambino con il braccio sinistro, questa forma è detta aristerokratusa, più raramente la Madre dà al Bambino la destra, in riconoscimento di preminenza: questa forma prende il nome di dexiokratusa.). È generalmente raffigurata a mezzo busto, indossa una tunica e il maphorion; i capelli sono completamente celati da una specie di cuffia sotto il velo aderente, i colori delle sue vesti sono quelli canonici.
Tradizionalmente sul capo e sulle spalle della Vergine sono rappresentate tre stelle, antichissimo simbolo siriaco della verginità, che indicano al tempo stesso il segno della croce.
Il Bambino è rappresentato nella pienezza della sua divinoumanità, perché, pur nelle proporzioni infantili, ha le fattezze di un adulto, ed appare nell’atteggiamento del Giudice misericordioso: con la destra, infatti, benedice, mentre nella sinistra regge il rotolo della legge.
L’icona qui riprodotta è una variante del XIII secolo conservata nel monastero di Vatopedi sul Monte Athos.
In questo caso lo sguardo della madre è rivolto al bambino che, in posizione semi sdraiata come nel Anapeson, mostra il palmo del piede, elementi iconografici questi che alludono alla futura Passione di Cristo.

Madre di Dio del Segno

La Madre di Dio del Segno è l’immagine della compenetrazione del Creatore nella creatura, del cielo che si è unito alla terra.

Il grembo della Vergine è così ampio da contenere l’incontenibile: «Il tuo grembo è più vasto dei cieli, poiché Colui che i cieli non poterono contenere, il tuo grembo lo ha contenuto» canta un inno della Chiesa bizantina.
Il Signore, padrone di tutto, incontenibile, vuole circoscriversi nel grembo della Vergine.

L’immagine della Madre di Dio del Segno rappresentata frontalmente, con le braccia levate in preghiera e l’Emmanuele sul petto – spesso racchiuso in una mandorla – è tra le più antiche dell’iconografia cristiana; sovente ai lati della Vergine sono raffigurati angeli che indicano la presenza del Divino e inneggiano alla Tutta Santa. La tipologia della Madre di Dio del Segno è la rappresentazione della Chiesa, cioè dell’umanità che contiene in sé il divino e ne diventa trasparenza.

Madre di Dio del Segno - dicembre 2013 -

Madonna del Silenzio

Maria è "la perfetta icona del silenzio:quante volte ha taciuto e quante volte non ha detto quello che sentiva per custodire il mistero del rapporto con suo Figlio", fino al silenzio, "ai piedi della Croce".

 La Madre di Dio invita al silenzio, perché porta in sé il Mistero, la Parola eterna che si fa uomo tra noi per salvarci.. Nell’icona della Madre di Dio del Silenzio, la mano destra di Maria è portata alle labbra: come nelle icone di San Giovanni “Teologo del silenzio”, si esprime che lo stupore per il mistero dell’incarnazione deve diventare atteggiamento permanente del cuore, ascolto ininterrotto del Verbo che incessantemente risuona nell’intimo, silente canto di lode che prorompe da tutte le fibre dell’essere.

 “Poni un sigillo alle tue labbra, custodisci la Parola nelle profondità del cuore, lasciati sorprendere dallo Spirito”, sembra volerci dire amorevolmente la Madre. “Quando non vedi più come proseguire nel cammino, quando ogni opportunità sembra perduta, quando le fatiche affrontate sembrano essere state vane, taci. Lasciati portare oltre dal silenzio, lasciati sollevare dall’amore, senza opporre resistenza, senza frapporre il tumulto dei tuoi pensieri. Allora ritroverai la via da seguire e in essa intravvederai il mio volto, e seguendola irradierai la mia pace”. Come Abramo, come Maria, come i santi che ci hanno preceduto nel cammino della vita, avanziamo nella fede: certi della felicità che ci attende, grati al Signore che ci ha chiamati per nome riscattandoci dal nonsenso, lieti di offrire al mondo la  testimonianza che veramente Dio colma il desiderio del cuore.

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Madre di Dio che scioglie i nodi

La Madre di Dio viene presentata come colei che intercede per gli uomini, li aiuta, li protegge, come “Santa Maria che scioglie i nodi”, immagine mutuata da S. Ireneo di Lione († 202) nella sua opera  Adversus haereses (II, 22,4) e che il Concilio Vaticano II nella  Costituzione dogmatica sulla Chiesa “Lumen gentium” ha immortalato così: "Volle il Padre delle misericordie, che l’accettazione della predestinata madre precedesse l’incarnazione, perché così, come una donna aveva contribuito a dare la morte, una donna contribuisse a dare la vita (...). Infatti, come dice S. Ireneo, essa “obbedendo divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano”. Onde non pochi antichi Padri nella loro predicazione, volentieri affermano con Ireneo che ”il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione coll’obbedienza di Maria; ciò che vergine Eva legò con la sua incredulità, la vergine Maria sciolse con la fede; e fatto il paragone con Eva, chiamano Maria  “madre dei viventi”, e affermano spesso “la morte per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria”(n.56).  Dunque Maria, la Madre del Signore era presente ed è presente in ogni tempo come scioglitrice dei nodi della colpa e dei mali.
Un angelo le porge un nastro con nodi piccoli e grandi. Si tratta del peccato originale e delle sue conseguenze che sono ricadute sulla nostra vita ingarbugliandola: nodi nella vita personale, in quella familiare, professionale, in ogni ambito di vita associata, anche quella dei popoli, nodi prodotti dalla vulnerabilità e dalla povertà della natura umana. Ma i nodi rappresentano anche i nostri peccati, la nostra disobbedienza.
La grazia di Dio non può scorrere liberamente lungo la linea della nostra vita perché viene ostacolata dai nodi: la Madre del Signore sembra invitare all'obbedienza mentre le sue mani piene di bontà sono delicatamente intente a sciogliere un nodo dopo l'altro.
Così il nastro, in cui si rispecchiano la luce della misericordia e della salvezza divina, scivola liscio nelle mani dell'altro angelo che lo mostra al fedele la cui preghiera è stata ascoltata, il cui nodo è stato sciolto, come a dire: "Guarda cosa è stata capace di fare con la sua intercessione".

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Madre di Dio Giatrissa

La Guaritrice

Madre di Dio Giatrissa (La Guaritrice) - 30x40 - maggio 2022
Le icone sacre della Madre di Dio della tenerezza sono tutte quelle in cui Madre e Figlio si uniscono in un tenere abbraccio sottolineando la dimensione umana. Gesù, come ogni bambino piccolo protende le braccia verso la Madre e Maria risponde all'atteggiamento del Bambino proteggendolo con il suo abbraccio. Il modello iconografico della Tenerezza, ( Eleousa) è tra quelli più antichi. Passata la crisi iconoclasta (IX secolo), l’iconografia poté sentirsi liberata dalle esigenze di rigore teologico e abbandonare i temi fino a quel momento più indagati, come la maestà e l’intercessione di Maria, per acquisirne di nuovi ed originali. Si diffuse dunque l’immagine umanizzata di Madre di Dio, il tipo dell’Eléusa, la Misericordiosa, espressione di sentimenti e valori più umani, più vicini all’esperienza sensibile. Questa stessa immagine ebbe successo in Occidente (in particolare con il Rinascimento italiano), infatti il tema della Vergine della tenerezza è il più diffuso nel Medioevo, ma soprattutto nel Rinascimento italiano. Il bambino assume pose naturali e infantili; la Madre lo presenta gioiosa. L’emotività e il sentimento si impossessano dell’immagine. La forma particolare dell’intima vicinanza delle due guance appare in altre scene (ad esempio nell’icona della deposizione dalla croce) a ricordare la relazione tra la sofferenza della Madre e la passione del Figlio, uniti nell’unico disegno del Padre. Per questo il motivo della tenerezza ha un ruolo particolare nella liturgia della passione. La Madre esprime la potestà di intenerire il Figlio: intercede presso di lui in favore dell’umanità. L’icona originale qui rappresentata è custodita nella Chiesa di Panagia la Giatrissa nella città greca di Lautraki ed è considerata miracolosa per le numerose guarigioni per le quali fu chiamata la Giatrissa (la guaritrice)

Madre di Dio di Fatima

L’icona originale, offerta al Santuario di Fatima, è stata dipinta in Russia, secondo le tecniche tradizionali.

La Madre di Dio presenta sul petto un medaglione con la parola “cuore” in caratteri paleoslavi; in lettere, comunica la stessa realtà del cuore di Maria, ma in una modalità di espressione simbolica più consona alla tradizione iconografica. Il cuore circondato di spine indica l'amore che la Vergine ha per gli uomini e il dolore che provoca la poca corrispondenza che essi offrono all'amore di Dio.

 Maria offre il rimedio a questo dolore tenendo fra le mani un rosario al quale l'iconografo ha voluto dare colore viola, simboleggiando l'idea della Croce che ogni cristiano deve prendere su di sé per seguire il Signore. Così questo rosario è come una sintesi del messaggio di Fatima: "Preghiera e penitenza".

Madonna di Fatima - 20x30 nov 2015 - Pat
Protezione della Madre di Dio- gennaio 2

Protezione della Madre di Dio

«La protezione», in russo «Pokrov», non è soltanto la memoria di un miracolo accaduto in passato, ma è la protezione materna – la quale fa parte della fede stessa che ci mette davanti l’occhio di Dio. Come tutte le feste, essa si ricollega ad un avvenimento mistico e storico: l’apparizione della Madre di Dio nella chiesa di Blacherne, nella Costantinopoli del X secolo. Accompagnata da una nutrita schiera di santi guidati da Giovanni Battista, Maria sarebbe stata vista da un «folle in Cristo», Andrea, e dal suo compagno Ephraim. Sollevato il suo velo (Pokrov), l’avrebbe poi disteso sui due uomini e sulla città di Costantinopoli in segno della protezione contro un attacco imminente delle nave nemiche.

Nella maggior parte della Russia del Nord il «Pokrov», festeggiato il 14 ottobre (1 ott. secondo il calendario giuliano) coincide spesso con la prima nevicata. La terra si copre di un lenzuolo bianco. La bianchezza del manto di neve è come icona della purezza, di Colei che è senza macchia. Ma nello stesso tempo l’arrivo dell’inverno cela in sé una vaga angoscia: il freddo, la fame (il contadino russo doveva sempre pensare a come sopravvivere durante l’inverno). E questa angoscia si fonde con l’immagine della purezza e insieme danno origine ad una terza immagine, quella della morte. La neve è come negazione della vita precedente, un’altra vita nella prova.  Ma il mistero della protezione è ancora più profondo, e la logica razionale non può esprimerlo che con il paradosso. Una delle preghiere mariane più amate nella Chiesa ortodossa, che il popolo canta spesso spontaneamente dopo il vespro, quando l’ufficio è finito, contiene la confessione: «Non abbiamo un altro aiuto, non abbiamo un’altra speranza oltre Te, la nostra Signora, speriamo in Te, lodiamo Te, siamo i tuoi servitori e non ne abbiamo vergogna.»


Madre di Dio Glykophilousa - 27x44 - mar

MADRE DI DIO GLYKOPHILOUSA
“Più onorabile”

Il tipo iconografico della Glykophilousa (la dolce amante) nasce come variante dell’Odighitria Eleousa (misericordiosa), che si distingue per l’atteggiamento di tenerezza tra la Madre e il Figlio e sottolinea l’umanità di quest’ultima.
L’icona qui raffigurata, un capolavoro della pittura Bizantina, riscoperta solo recentemente, prende il nome da un inno della Chiesa orientale, che si canta durante la Liturgia e durante il Mattutino della domenica: ” Te che sei più onorabile dei cherubini e incomparabilmente più gloriosa dei serafini, Te che senza corruzione partoristi il Verbo-Dio, Te magnifichiamo qual vera Madre di Dio”.
Si tratta di un’icona monastica, proveniente con tutta probabilità dall’Athos, che nel XIV Secolo, epoca di grave decadenza della Cultura bizantina, conseguente alla caduta dell’impero, ne assume e custodisce i valori spirituali e in particolare il culto della Madre di Dio.
La provenienza monastica dell’icona si denota dall’essenzialità dell’immagine, che raggiunge risultati di profondissima intensità espressiva con una tavolozza relativamente povera, in cui prevalgono i toni freddi e le terre, che fanno emergere per contrasto i pochi tocchi di lapislazzuli (la cuffia della Vergine) e il cinabro (le labbra dei personaggi).
La profusione dell’oro sullo sfondo segna il dilatarsi nello spazio del nimbo, delineato dalla semplice graphia.
In tal modo l’icona consacra idealmente della sua presenza l’intera Chiesa che le fa da cornice.
L’iscrizione a forma di croce, che si riscontra in altre icone dell’epoca, esprime la benedizione tracciata dalle Madre di Dio sui fedeli che la invocano.

Madre di Dio Paramythia

L'icona della Vergine in trono era venerata come protettrice contro i nemici, esistono leggende secondo cui avrebbe aiutato le truppe in battaglia e gli avrebbe donato la vittoria.

Questo tipo d’icone ha una caratteristica comune: la Madre di Dio è assisa in trono. Sulle ginocchia tiene il Bambino Gesù. Il trono simbolizza la gloria regale della Madonna, la più perfetta di tutti gli uomini nati sulla terra.


L’icona della ΠΑΝΑΓΙΑ ΠΑΡΑΜΥΘΙΑ (Panaghia Paramythia), è una miracolosa immagine della Madre di Dio dell’VIII sec., venerata presso il Monastero di Vatopedi[1], uno dei 12 grandi monasteri del Monte Athos, in Grecia. Si tratta di un affresco e si trova sulla parete destra del coro della cappella a lei intitolata. È conosciuta come Paramythia, cioè della Consolazione  o del Sollievo, o anche Vatopediskaija dal monastero in cui si trova

La tradizione dice che sull’icona, l’espressione originale sui volti delle figure e la posizione dei corpi di Cristo e della Vergine cambiarono quando si verificò il seguente straordinario  miracolo, il 21 gennaio dell’807:

Un giorno mentre il priore dava le chiavi al portiere sentì una voce  dirgli “Non aprire le porte del Monastero oggi, ma sali sulle mura e scaccia i pirati”.
Stupito, il priore diede un’ occhiata più attenta all’ icona e sentì la Madonna tramite  l’icona ripetere lo stesso messaggio. Allora Gesù bambino disse “No, mamma, non guardare a questo gregge peccatore, lascia che cadano sotto la spada dei pirati e siano puniti come meritano”.  cercando di coprire la bocca di sua madre. Ella,  però, tenendo la Sua mano ripeté il messaggio e di conseguenza i monaci potettero difendere il loro convento e salvarsi.

L’igumeno adottò misure a tutela del monastero, i monaci si salvarono dai pirati e dopo aver reso grazie alla Theotokos chiamarono l’icona “Paramythia”, che significa “che calma l’afflizione” (in quanto consola Gesù) o “che trattiene” (perché trattiene la giusta ira dell’Agnello), parole che trasmettono allo stesso modo il contenuto del miracolo.

Madre di Dio in trono - Paramythia - mag

MADRE DI DIO di TICHVIN

La Madre di Dio di  Tichvin è una delle varianti iconografiche principali della  Madre di Dio Odigitria e si distingue per il tratteggio più libero della figura: la Madre inclina leggermente il volto verso il Bambino, che è raffigurato di tre quarti, con la pianta del piede destro rivolta verso lo spettatore.
Il gesto dalla Madre di Dio con cui ci addita all’adorazione del Salvatore, è colmo di tenerezza e venerazione per il Creatore, presso cui intercede a favore dell’umanità sofferente, come recita una preghiera dell’ufficiatura bizantina: “Regina nostra benevolissima, Madre di Dio, speranza nostra, amica degli orfani e avvocata dei pellegrini, gioia degli afflitti, protettrice degli oppressi, guarda alla nostra miseria, guarda alla nostra pena; aiuta noi miseri, nutri noi pellegrini. Tu che conosci la nostra miseria liberaci, poiché Tu lo vuoi e noi non abbiamo altro aiuto tranne Te, né altra protezione, né altro conforto che Te, o Madre di Dio; conservaci e proteggici nei secoli dei secoli”.

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MADRE di DIO
Io sono con voi

Letteralmente il nome dell’icona è “io sono con voi e nessuno vi farà del male”, nome che suona come benedizione e granitica speranza: Dio è con noi e la benevolenza della Deipara ci proteggerà sempre. La presenza di questo aiuto celeste è nel cuore di tutti ma non può scorrere in anime chiuse; solamente quando noi con il cuore ci affidiamo, il Salvatore ci apre le braccia per la consolazione e l’aiuto.
Si presume che l’originale sia stata scritta nel laboratorio delle monache del convento di San Giovanni Battista Leušinskom nel 1860 ora sommerso dalle acque del lago Rybinsk.
Per proteggere l’icona dalle persecuzioni comuniste fu trasportata in Ucraina dove è conservata nel convento di San Giorgio della diocesi di Chernihiv a Kozelets . Poiché l'icona compie molti miracoli è stata inserita nel calendario delle immagini miracolose dalla Chiesa ortodossa dell'Ucraina (Patriarcato di Mosca) nel 2002.

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MADRE di DIO  Pelagonitissa

Questo tipo d’icone della Madre di Dio è uno dei più sorprendenti dell’iconografia, perché si allontana di molto dalla concezione solenne delle madonne bizantine. Il bambino Gesù non troneggia sulle braccia della Madre, come nell’icona dell’Odighitria, ma con un movimento brusco si rivolge verso di lei e, tenendo la testa rovesciata, sfiora con una mano la gota e con l’altra tocca la mano della Madre.  
Il Figlio di Dio è raffigurato come un ragazzino che gioca e si agita senza ritegno. Gli iconografi russi perciò chiamavano questo tema, largamente diffuso nel Medioevo, “Il gioco del Bambino” (Vzygranie) e gli storici dei nostri giorni vedono in esso una variante dell’Eleusa, della Vergine della tenerezza. Infatti, questo tipo riflette, come nessun altro, le caratteristiche di una spiritualità affettiva ed emozionale.
Quando si contemplano le più antiche icone di questo tipo, si è sorpresi nel notare che l’espressione dei due volti è grave, perfino angosciata. E il movimento del corpo del Bambino non è quello di un ragazzino turbolento bensì di un bambino che si agita perché ha paura. Può darsi che questo fatto sia dovuto allo stile di quei pittori abituati a presentare soggetti gravi, ma può darsi anche che quest’icona abbia avuto all’inizio un altro significato. Come certi storici suppongono, quest’icona si è sviluppata a partire dal tipo dell’Eleusa e non bisogna dimenticare che in quell’epoca la passione aveva un grande ruolo nella devozione del popolo. Ora sappiamo che anche la Vergine di Vladimir, un’icona  della stessa epoca, reca nel retro i simboli della passione. Occorre cercare il senso della Pelagonitissa in un presentimento delle prove del monte degli Ulivi?
Lo stato attuale delle conoscenze non permette di rispondere. Così la Pelagonitissa resta un enigma.

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MADRE di DIO della Tenerezza

Il tipo iconografico della Madre di Dio di Vladimir è tra i più diffusi e amati nell’iconografia russa.
Il suo prototipo è costituito dalla celebre icona del XII secolo donato ai principi della Rus’ dagli imperatori di Bisanzio e considerata la patrona e sovrana della Rus’.
Questa tipologia ha moltissime varianti, pur contraddistinguendosi fondamentalmente per l’atteggiamento di profonda comunione fra la Madre e il Figlio, che in quest’istante, secondo la tradizione, annuncia alla Vergine la sua Passione e Morte.
Il fulcro della composizione è determinato dagli occhi della Madre di Dio, che riverberano insieme il dolore e la profonda accettazione della volontà divina, rinnovando il “fiat” dell’annunciazione.

Madre di Dio
"Addolorata"

L’icona rappresenta la parte sinistra di un dittico, la cui metà mancante doveva raffigurare il Cristo morto (Imago Pietatis). La figura della Madre di Dio in tali dittici è sempre dolente, afflitta, poiché riecheggia il tema della Crocifissione: di qui la posizione delle mani della Vergine, a serrarle il petto come presso la croce; di qui la croce alle spalle di Cristo e il suo capo reclinato. Le figure e la composizione di questi dittici ricordano la scena della Vergine ai piedi della croce, e al tempo stesso rappresentano il Compianto di Cristo morto (Pietà). Nella pittura bizantina questo tipo d’immagine è noto, ma s’incontra raramente. Era dominante un tipo d’arte completamente diversa, con immagini retoriche e uno stile monumentale. Nell’icona della Vergine “Addolorata” emerge invece l’intimo lirismo dell’ispirazione e la delicata finezza delle forme.

Madre di Dio Addolorata (marilena Tanzi)
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MADRE di DIO
Assistenza al parto

I prototipi di questa icona apparvero nella Russia occidentale, all’inizio del  XIX° secolo.

Variante dell'antica e famosa icona della Madonna del Segno, si differenzia mostrando la Madre di Dio, piegare le mani in preghiera sul suo cuore, anziché tenendole tese ai lati. Sotto l'arco protettivo delle sue mani, possiamo vedere il bambino appena concepito che, nel grembo emana luce da una mandorla. Per dimostrare che lui è il "Logos", la parola di Dio incarnato, egli tiene in mano una piccola pergamena bianca.


Originariamente, in un tempo in cui molte donne morivano di parto, le ostetriche trasportavano  questa icona per contribuire ad alleviare i dolori e i pericoli di questo processo vitale. A causa dello scopo pratico di questa icona, apparteneva più alla vita di laici e di pietà popolare che alla vita pubblica, liturgica della Chiesa. Sarebbe stato raro trovarla  venerata in una chiesa, o raffigurato su un grande pannello, poiché esso doveva essere abbastanza piccolo da portare tra gli altri strumenti di lavoro di ostetrica.

Questa icona è una preghiera, da una madre ad un’altra: "Madre di Dio, sai la mia ansia, aiutami in questo momento di pericolo e di felicità".

Non è un'icona solo per le donne in travaglio,  deve essere aperto a tutti in ogni circostanza, come la stessa Madre di Dio è aperta a noi in tutte le nostre esigenze. Ogni gravidanza è un miracolo che ci riempie di gioia, di stupore e di paura allo stesso tempo. Sicuramente la Madre di Dio ci aiuterà in questo bisogno.

Noi possiamo pregare per la difficoltà di concepimento; Lei certamente capisce concezioni miracolose, come fece sua madre, Sant’Anna.

Noi possiamo pregare davanti ad essa in gioia e ringraziamento per la sua protezione e la guida nell'aiutarci a sopportare e crescere i figli.

Possiamo pregare davanti ad essa nel dolore della perdita di un bambino, dolore che Essa dovette sopportare alla morte del suo unico figlio.


“Ave, Vergine Madre di Dio, o Maria piena di grazia, il Signore è con te: benedetta tu sei fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, perché generasti il Salvatore delle anime nostre.”

AXION ESTIN

Άξιον εστίν ως αληθώς μακαρίζειν σε την Θεοτόκον, την αειμακάριστον και παναμώμητον
και μητέρα του Θεού ημών.

E' veramente giusto chiamare Te beata, o Madre di Dio, sempre benedetta ed immacolata".

Queste parole sarebbero state cantate durante una veglia notturna l'11 giugno del 980 da un monaco misterioso dinnanzi ad una icona, prima dell'inno Tin Timioteran... (Te più onorabile dei Cherubini... ) composto da S. Cosma nel 720. Il monaco si sarebbe rivelato per l'arcangelo Gabriele istruendo i monaci ad aggiungere le sue parole all'inno.

L'icona del VII sec. dinnanzi a cui avvenne il miracolo è ora una delle più venerate dell'Athos ed è conservata nel Protaton a Karyes.

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Madre di Dio della Passione (figlio Arie

Madre di Dio della Passione

In questo tipo iconografico, noto alla chiesa bizantina almeno dal XIII° secolo, e venerato poi anche in occidente con la denominazione “Madonna del perpetuo Soccorso”, la Madre di Dio e il Bambino rivolgono lo sguardo a due angeli, che recano fra le mani rispettivamente la croce e gli strumenti di tortura, la lancia e la spugna imbevuta di fiele e aceto. 
Dice l’iscrizione ritrovata su un’antica icona di questo soggetto: “L’angelo che un giorno aveva recato alla Purissima il lieto annuncio dicendole “rallegrati”, ora le mostra i simboli della Passione. Anche Cristo, rivestito di un corpo mortale, spaventato dalla sorte che lo attende, contempla gli strumenti della Passione. 
Se la Madre conserva lo stesso sguardo, dolente e pieno di fede, che è tipico dell’icona della Tenerezza ( in cui il Figlio stesso le rivela la sua passione e morte) qui il Bambino ha un moto di paura e afferra il pollice della Madre ( per questo motivo in Russia l’icona viene chiamata popolarmente “ Madre di Dio del pollice”) quasi per sfuggire al dolore che lo attende. 
Il gesto della Vergine indica Cristo come “via, verità e vita”, ma insieme ne stringe le mani in un gesto di tenera compassione. Le mani della Madre di Dio indicano anche un gesto di offerta: Essa acconsente al sacrificio del Figlio perché l’uomo sia salvato. 
Così, la Madonna, nuova Eva, diventa Madre di tutti i viventi.

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